domenica 21 agosto 2016

cerchi alla testa

Tempo di olimpiadi, lo sport è come l'arte un grande avvenimento.
Il sistema dell'arte è stupido, come quello sportivo. Quando si spendono 12 miliardi di euro a pochi passi da una favelas c'è qualcosa che non funziona. Quando una provocazione artistica viene valutata 10 milioni di dollari allora la riflessione scatta automatica. Caravaggio con la spada avrebbe vinto sicuro una medaglia, Leonardo un bronzo con un cavallo. Benvenuto Cellini con gli anelli e Michelangelo con il lancio del martello non avrebbero avuto problemi a salire sul podio. Ma questi erano altri tempi, altri sportivi. I sistemi non funzionano, sono esagerati, non sono misurabili. Criticissimi, galleristissimi, curatorissimi, biennalissimi, direttorissimi di musei, mercantissimi d'arte, non siate esageratissimi in fondo l'arte è solo uno sport... E il calcio? Solo una scommessa. Questo non è uno sport è solo un gioco di azioni, falli e quotazioni molto simile al monopoli.





giovedì 4 agosto 2016

Il cuore del problema














Ci sono lavori che agli occhi di un profano del design sembrano banali. Sono poco valutati e non sempre l'impegno viene apprezzato. Più sono semplici e più si sente dire: “vabbè che ha fatto di tanto particolare!”. Diceva Munari: “complicare è facile, semplificare è difficile”. Raggiungere la semplicità significa eliminare tutto ciò che non serve per risolvere un problema. Progettare è come scrivere una poesia. Per raggiungere questo c'è bisogno di una impalcatura, dove l'idea si sviluppa e si concretizza. Questa impalcatura deve avere alle sue spalle un metodo pratico, arricchito da anni di esperienze che porta a fare una serie di scelte. Posto il problema si cerca la soluzione. Grazie al metodo progettuale, il lavoro viene svolto con precisione. Segue la scelta dei materiali, la sperimentazione, la costruzione di un modello, che va verificato, e infine un disegno definitivo per la sua realizzazione. Dalla struttura mentale del progettista si arriva a quella del modello. Nel caso della scatola per il premio "Civitas", il cuore del progetto quasi non si vede ma è il frutto di una settimana di lavoro, di prove su prove, di estetica. La sua forma sinuosa accoglie la scultura (una mano) e la tiene ferma senza essere legata. IL CUORE DELLA SCATOLA È LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA. Se il maestro Ezio Bosso è riuscito ad alzare il premio in aria e a muoverlo con la naturalezza che lo distingue il merito è anche di una buona progettazione. Questo contenitore ha superato la sua funzione, sia pratica che estetica. Interamente realizzato con cartone riciclato, l'apertura a libro è stata rivestita da un cartoncino azzurro scelto da una gamma pantone. Il colore ricorda il mare e il cielo limpido, trasmette un comportamento armonioso verso la natura e le persone. La corda di sicurezza che mantiene la ribalta è stata realizzata con la carta di un quotidiano arrotolata e senza collanti. All'interno su una delle pareti è stata ricavata una finestra orizzontale che lascia intravedere una linea di cielo che riflette il suo colore sulla scultura. Allora dopo una attenta lettura possiamo dire che questa scatola è diventata semplicemente la "camera" di un premio...